“L’ottimismo è accettare che ci sono delle possibilità … anche quando non le vedi”
Martin Seligman ha escogitato il concetto di “ottimismo appreso” -cioè sostiene che l’ottimismo è un’abilità che può essere coltivata. Secondo lui, il modo in cui affrontiamo le battute d’arresto ci riporta a queste 3 domande, note come 3 P: Permanenza, Pervasività e Potere. Queste 3 P sono un modo per affrontare le avversità senza perdere la speranza.
Adesso prestati a questo esercizio: pensa a un’avversità, una sfida o un problema che stai affrontando e scrivici da una prospettiva sia ottimista che pessimista. Per l’esercizio, sentiti libero di scrivere gli estremi, il modo più ottimista o pessimista a cui puoi pensare di pensare alla situazione.
Poi riconsidera ciò che hai scritto ponendoti queste 3 domande:
Considera pure la risposta seguente, “non durerà per sempre”. Funziona in tanti casi. A volte, ci sentiamo sopraffatti e tendiamo a immaginare il futuro come la fotocopia eterna del momento presente. Per esempio ci può capitare di investire tempo su un progetto senza successo, possiamo considerarlo semplicemente come x mesi persi invece di un fallimento totale della nostra attività.
Ripetiti “non sta cambiando tutto”. Spesso una situazione, un fatto nuovo non contaminano proprio tutte le aree della nostra vita. Ci sono degli aspetti che rimangono salvi dai quali possiamo trarre conforto, energia e rassicurazione, una specie di rifugio. Per esempio, se tocca il lavoro, non tocca necessariamente la famiglia o i nostri affetti e vice versa.
Ricordati “i miei sforzi faranno la differenza”. Agire fa la differenza. Pensare “non ci posso fare nulla” oppure “è il destino” significa cedere troppo potere; tentare qualche azione ti rida energia … e aumenta le tue probabilità di cambiare la situazione; “tutta colpa mia” è accollarsi troppo potere.
Mentre scrivevo questo articolo, mi è giunta una notizia sconvolgente, la ripresa di una malattia grave per un membro carissimo della mia famiglia. Inizialmente, da sopraffatta ho pensato con un pò di amarezza e cinismo a questo modello, chiedendomi come riuscire ad applicarlo. Ci proverò adesso con te.
Fatto permanente? Probabilmente no, esistono delle cure efficaci. Ne è già venuto fuori una prima volta grazie a un intervento.
Fatto pervasivo? A livello fisico, la malattia è proprio presa in una sua forma benigna. L’impatto sulla sua sfera lavorativa è limitato, potrà esser curato ogni giorno in un ospedale a prossimità poi dedicarsi al suo lavoro. In questo periodo topico di smart working beneficia del supporto e dell’affetto dei suoi a casa, e la vicinanza emotiva gioca un ruolo fondamendale qui.
Troppo o abbastanza potere? Agire curandosi, adattando il proprio ritmo di vita sono i modi di esercitare il giusto potere sulla sua situazione.
Nel caso suo, il suo grande ottimismo, la sua positività li fanno guardare al futuro con fiducia. Quando ha affrontato per la prima volta questo malore, sono proprio rimasta impressionata dalla sua capacità di ridimensionarlo e di mantenere il controllo della sua vita. Questo atteggiamento posiibilista, questa capacità di compartimentare gli avvinementi sono un grande esempio di quanto esercitare l’ottimismo possa rivelarsi vincente.
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